Mi sembra doveroso fare un bilancio periodico (che equivale a
dire: quando ne ho voglia) dell’attività del Senatore Pisani. Partiamo dalle
cariche: Segretario della Presidenza del Senato, componente della commissione
permanente “Igiene e sanità”, nonché della commissione parlamentare per l’attuazione
del federalismo fiscale.
Passiamo ora agli atti
parlamentari. Risulta primo firmatario del Disegno di legge “Istituzione del
luogo familiare di origine”. Nel suo sito si legge “E’ ormai noto, infatti, come da
diversi decenni siano state del tutto abbandonate le pratiche di assistenza
alla puerpera presso il proprio domicilio, siano stati altresì chiusi gli
ospedali di piccole dimensioni e come, di conseguenza, si assista alla nascita dei bambini soltanto nei comuni presso i
quali sono presenti strutture ospedaliere con reparti di ostetricia e
neonatologia, situati per lo più nei grandi centri o nelle città metropolitane.
Al fine di contenere ed ottimizzare le spese inerenti al settore
sanitario, diversi provvedimenti regionali, adottati nel tempo su impulso
dell’amministrazione centrale, hanno di fatto determinato la chiusura dei piccoli ospedali e dei punti nascita che
non raggiungevano la soglia minima dei 500 parti annui; senza prevedere, così,
un graduale aumento delle risorse finanziarie proporzionale alla costante
crescita delle richieste di bisogni da parte della collettività.
Tali provvedimenti regionali, in altri termini, hanno determinato
interventi di rimodulazione e riorganizzazione delle reti ospedaliere con
l’obiettivo di conseguire una maggiore efficacia ed efficienza delle strutture
sanitarie, ivi comprese, salve rare eccezioni, le chiusure dei reparti non in
grado di raggiungere e mantenere determinati standard.
Tuttavia, lo spostamento delle partorienti nelle città metropolitane e
nei comuni più grandi ha avuto come conseguenza il venir meno della trascrizione delle nascite nei piccoli comuni di
residenza di moltissime famiglie, spesso coincidenti anche
con le sedi di origine delle stesse, dal momento che i genitori sono obbligati
ad indicare, nella dichiarazione di nascita, il luogo in cui è effettivamente
avvenuto il parto, corrispondente alla città o al comune più grande dotati di
ospedali o cliniche, attrezzati con sala parto e relativi servizi di
assistenza.
Così facendo, però, il nuovo nato perde le radici con il vero luogo di
origine della propria famiglia e il piccolo comune, al contempo, perde la propria
memoria storica, subendo un fenomeno di drastica riduzione, fino alla completa sparizione delle nascite.
Pertanto, se da una parte, per esigenze di superiore interesse e
beneficio della collettività, in ragione di una corretta razionalizzazione e
distribuzione delle ridotte risorse finanziarie disponibili, bisogna
procedere al contenimento e all’ottimizzazione dei
reparti ospedalieri di assistenza al parto, dall’altra si ritiene
indispensabile utilizzare criteri altrettanto ragionevoli nel prevedere adeguate
soluzioni, volte a permettere
che molte comunità e cittadini non vengano privati del loro diritto al
riconoscimento delle proprie identità storiche.
Ad esempio, ad Augusta, comune di mia residenza in provincia di Siracusa,
per la chiusura del reparto di ostetricia-ginecologia e del relativo punto
nascita, le donne gravide, per partorire, sono obbligate a spostarsi a Lentini,
Siracusa o Catania, proprio perché dotate di ospedali e case di cura con
servizi di assistenza al parto.
Peraltro, mentre ad Augusta sono completamente sparite le nascite, nei
predetti Comuni non si registra coincidenza tra le nuove nascite e le persone
residenti, con conseguenti effetti distorsivi anche ai fini statistici.”
In realtà, non è la prima proposta in merito visto
che alla Camera l’.on Prestigiacomo, il 25 maggio (mentre il Senatore ha
presentato la proposta il 22 Novembre) ha presentato un analogo testo in cui si
leggono cose molto simili “In aggiunta,
medesima sorte hanno subìto addirittura anche realtà comunali di dimensioni
medio-grandi, come Augusta, comune in provincia di Siracusa, che si è visto
chiudere il reparto di mater- nità nel 2012, con un conseguente aggravio per le
donne cittadine del comune, che, da Atti Parlamentari — 1 — Camera dei Deputati
XVIII LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI allora, sono
costrette a partorire a Lentini, un comune più piccolo ma nel cui ospedale è
stata mantenuta la sala parto del punto nascita. In passato si è tentato più
volte di portare all’attenzione del Parlamento questa rilevante problematica,
attraverso alcuni progetti di legge finalizzati a porre rimedio alla drastica
diminuzione del numero di nascite registrate presso gli uffici dell’anagrafe
dei piccoli comuni, prevedendo che sia consentito ai genitori, o in taluni casi
a uno soltanto di essi, di registrare il proprio figlio non già nel comune di
nascita, ma in quello di residenza dei genitori, ancorché diverso dal primo.
Tuttavia, queste iniziative parlamentari non hanno avuto seguito: di qui la
volontà di proporre nuovamente con forza e decisione la questione, per
valorizzare il ruolo dei piccoli comuni e il legame che sussiste tra il nuovo
nato e il luogo e la comunità di appartenenza della famiglia di origine.”
Altri atti che possono riguardare la nostra città?
Purtroppo solamente uno, anche se importante. È stato relatore alla commissione
e della maggioranza, oltre che cofirmatario, sul disegno di legge “Istituzione
e disciplina della rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di
sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della
popolazione”.
Per il resto, è stato primo firmatario di una
mozione, cofirmatario di 5 mozioni, di una interpellanza, di 6 interrogazioni a
risposta orale e 17 a risposta scritta (nessuna riguardante Augusta, ma su
Crotone e Centuripe sì) e di 2 proposte di istituzione di commissioni d’inchiesta.
Le aspettative sono tante, così come sono tanti i
problemi. Ci sono molti modi per risolverli, magari anche senza atti scritti,
ma con interlocuzione diretta (come sembra sia successo per la sede dell'Autorità di Sistema Portuale), ma senza dubbio qualcosa di più mi aspettavo.
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