Ai tempi della guerra fredda, USA e URSS avevano delle zone d'influenza nelle quali il rispettivo competitore non poteva ficcare il naso. Europa occidentale e Medio oriente per gli USA, Europa orientale e Asia orientale per l'URSS.
Dopo la caduta del regime sovietico, gli USA ne hanno approfittato per allargare la propria sfera grazie all'espansione dell'Unione europea fino ai confini della Russia con annessioni alla NATO (patto militare in teoria difensivo) di paesi come Polonia, Bulgaria, Repubblica ceca e Slovenia. E' chiaro che una reazione russa bisognava aspettarsela. Oltre alla questione Ucraina in bilico tra l'UE e la Russia, il leader moscovita Putin ha pensato di minare la zona di influenza americana in Medio oriente stringendo alleanze con Iran e Siria per esempio. Durante la presidenza Obama, gli USA hanno agito indirettamente per destabilizzare il leader siriano Assad favorendo tuttavia gli oppositori con le conseguenze che sappiamo. Del resto, gli scacchi sono da esempio: quando l'avversario attacca l'ala di Re allora possiamo 1) difenderci passivamente 2) attaccare da un'altra parte come il centro o l'ala di Donna. Stessa cosa nello scacchiere internazionale: se gli USA si impossessano dell'Europa orientale allora la Russia deve reagire accaparrandosi altre zone nevralgiche.
La premura di Trump nell'attaccare la Siria va inquadrata in questo contesto. Obama ha agito indirettamente perché riteneva il Medio oriente di secondaria importanza visto che voleva portare gli USA verso una condizione di non dipendenza dal petrolio. Oggi sappiamo che Trump la pensa diversamente e il Medio oriente torna di moda. Impossessarsi di quella zona serve a salvaguardare gli interessi nazionali come promesso in campagna elettorale. Oltretutto sappiamo dell'influenza dei generali e delle lobbies verso la nuova amministrazione repubblicana e aspettiamoci quindi altre nuove iniziative in questa direzione. Non dimentichiamoci cosa hanno fatto altri repubblicani in passato, Bush padre e figlio, con l'Iraq.
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