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Referendum costituzionale: gli effetti dell'Italicum

La coerenza tra architettura costituzionale delle istituzioni e legge elettorale è ciò che dovrebbe assicurare il giusto equilibrio tra democraticità e governabilità. Per questa ragione ho deciso di includere un commento sulla legge elettorale denominata Italicum in questa rubrica che riguarda il referendum costituzionale. E' giusto capire, a mio parere, quale sarebbe la conseguenza congiunta delle due riforme approvate da poco e che vanno di pari passo essendo l'una (l'Italicum) corollario dell'altra (riforma costituzionale).
Attualmente i deputati e senatori sono eletti con suffragio universale diretto. In teoria, perché con la vecchia legge elettorale ci siamo trovati le liste bloccate senza possibilità di scelta dei singoli candidati. Basterebbe introdurre le preferenze per fare un grosso balzo in avanti in termini di democraticità. Per quanto riguarda la governabilità, questa legge non permette facilmente allo stato attuale di formare maggioranze precostituite (le cosiddette coalizioni) perché non siamo più nell'epoca del bipolarismo essendoci stata una rivoluzione con l'ingresso in scena del Movimento 5 Stelle che ha diviso in 3 l'elettorato favorendo alleanze post voto.
La nuova legge elettorale, l'Italicum appunto, prova a risolvere soprattutto questo problema. La lista che ottiene il 40% dei voti avrà un premio di maggioranza che permetterà di avere un numero sufficiente di deputati (non di senatori che verranno eletti dei consigli regionali e non dai cittadini secondo ciò che prescrive la riforma costituzionale clicca qui) per dare la fiducia al Governo. Se nessun partito dovesse superare il 40% allora le prime due liste andranno al ballottaggio e la vincente godrà del premio di maggioranza. Ciò significa che se, ad esempio, la lista vincente al ballottaggio al primo turno ha preso il 30% si ritroverà con il 55% dei deputati. In termini di democraticità sembra esserci una decisa sproporzione tra consenso ottenuto e risultato conseguito anche in considerazione del calo di affluenza che rende ancora più netta la sproporzione. Ma non fermiamoci qui. Le liste avranno i capilista bloccati mentre gli altri per accaparrasi un seggio dovranno vincere la battaglia del voto di preferenza. Secondo alcune proiezioni, circa la metà dei deputati resterà nominata di fatto dal partito di appartenenza.
In parole povere, visto la riforma del senato e la legge elettorale, rimaniamo molto indietro riguardo la democraticità delle istituzioni, mentre si punta forte sulla capacità di vincere le elezioni e avere la maggioranza. Ancora una volta non si è riusciti a trovare il giusto equilibrio tra democraticità e governabilità.

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