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Referendum costituzionale: Il Senato e il bicameralismo

La riforma incide particolarmente sul bicameralismo e pertanto non posso escludere la comparazione dei poteri del nuovo Senato con quelli della Camera dei deputati.
Il Senato oggi. È composto da 315 senatori eletti a suffragio universale diretto, più 5 senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica, più gli ex Presidenti della Repubblica che sono senatori a vita di diritto. Ha gli stessi poteri della Camera dei deputati, infatti può legiferare su tutte le materie di competenza statale o concorrenti con le regioni e può sfiduciare il Governo.
Il Senato con la riforma, che diventa il Senato delle Regioni (avevo fatto un breve post mesi orsono quando la riforma era ancora da votare clicca qui). Sarà composto da 100 senatori, di cui 95 scelti dai consigli regionali che nomineranno con metodo proporzionale 21 sindaci e 74 consiglieri regionali. Non potrà più sfiduciare il Governo e non ha più il potere di legiferare sulle materie di competenza statale. Insieme alla Camera dei deputati potrà modificare la costituzione, l’ordinamento degli enti locali, legiferare sulle politiche che discendono dalla legislazione europea, controllo della pubblica amministrazione e potrà esprimere pareri sui progetti di legge approvati dalla camera e può proporne modifiche
E veniamo al mio giudizio in merito. Durante i miei studi universitari mi hanno spiegato che ad una eguale legittimazione democratica devono necessariamente corrispondere poteri politici di eguale forza. Basti vedere cosa hanno previsto i padri costituenti USA: il popolo elegge sia il Presidente che le due camere ma esse non possono sfiduciare il Presidente ed egli a sua volta non può sciogliere le camere (questo è solo l’esempio più significativo). Ragion per cui si è portati a pensare che in caso di legittimazione democratica diversa deve corrispondere una diversificazione dei poteri, con un organo di maggiori poteri rispetto all’altro. Se guardiamo in casa nostra, il Parlamento ha enormi poteri legislativi e di controllo dell’azione di Governo, mentre il Presidente della Repubblica (eletto dalle Camere e non dal popolo) è solo un arbitro delle istituzioni senza poteri legislativi o di governo. Devo dire che con questa riforma ciò avviene in minima parte ed è stato fatto anche male. Si sono modificati i poteri del Senato in modo da porre fine al bicameralismo perfetto (due camere con gli stessi poteri), e ciò togliendo il potere al Senato di sfiduciare il governo visto che non viene eletto (mentre i colleghi deputati mantengono questo potere perché eletti) e che sono cambiati i poteri in materia di formazione delle leggi. In realtà il Senato mantiene un potere legislativo enorme rispetto alla propria legittimazione democratica. Modificare la costituzione e legiferare sulle politiche europee, che informa tantissimi aspetti della nostra vita, e sull’ordinamento degli enti locali non è roba da poco. In pratica, ad uno squilibrio nella legittimazione democratica (camera eletta, senato no) non corrisponde un proporzionato squilibrio nei poteri visto che il nuovo Senato composto da senatori non eletti avrà quasi gli stessi poteri legislativi della Camera dei deputati eletti a suffragio universale diretto. Da questo punto di vista, si viola chiaramente il principio su enunciato che è alla base dell’equilibrio dei poteri e quindi della democrazia. Io sono favorevole alla fine del bicameralismo perfetto ma va fatto nel modo giusto, e quello che ne esce dalla riforma chiaramente non lo è.
L’unico aspetto che sembra positivo riguarda la governabilità. Infatti, avendo solo la Camera dei deputati la possibilità di sfiduciare il Governo sarà difficile che ci sia una crisi di questo genere. Tuttavia, non è detto che durata alla durata del Governo corrisponda un buon Governo, questo dipende dalle capacità di chi gestisce in nostri soldi (basta vedere i Comuni, c’è chi governa male e chi bene). In ogni caso ho sempre detto che bisogna trovare il giusto compromesso tra governabilità e democraticità e in questo caso è proprio quest’ultima a pagare un prezzo elevato, forse troppo elevato. A mio parere, in un periodo in cui i social permettono un controllo maggiore dell'azione di governo così come la diffusione di notizie con conseguente maggiore voglia di partecipazione effettiva, mantenere il Senato elettivo con una migliore differenziazione dei poteri potrebbe essere una soluzione migliore.
Le modifiche del Senato però da sole non servono a giudicare complessivamente la riforma, ma vanno accordate con le modifiche all’iter legislativo qui appena accennato e quelle sulla ripartizione di competenze tra Stato e regioni. Anche questi punti saranno oggetto dei prossimi post.

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