Il Partito Democratico ha impostato il programma
elettorale in modo diverso dagli altri, e lo ha potuto fare perché è stato il
partito che ha governato in questi ultimi anni. Per dimostrare ancora di più di
essere un partito di governo ha, da una parte, evidenziato 100 misure adottate
e, dall’altra, 100 impegni per il futuro. Ovviamente, non è mia intenzione fare
un mero elenco di questi 5 punti, ma soltanto sottolineare gli aspetti più
interessanti.
Ricordo una delle prime misure adottate dal Governo
Renzi e cioè i famosi 80 € in busta paga che ha fruttato il 40% alle europee.
Non a caso, a mio avviso, la prima promessa del Partito Democratico è “Estendere una
misura universale di sostegno,a partire da 80€ in più al mese, per ogni figlio
fino ai 18 anni” ma più avanti si
legge anche che si intende estendere questa misura anche alle Partita IVA e
autonomi.
Leggere 100 punti può essere
considerato noioso, ed è per questo che il PD mette le misure più appetibili
all’inizio come, oltre gli 80 € già evidenziati, la riduzione del cuneo fiscale
e cioè il prelievo tributario sul reddito da lavoro dipendente, l’introduzione
del salario minimo legale e la Carta Universale per i servizi all’infanzia che
dovrebbero fruttare, almeno nelle intenzioni, 400€ a chi ha figli.
Il programma poi prosegue
facendo riferimento ad esigenze particolari dei territori per poi finire con
degli obiettivi macroeconomici da raggiungere come la riduzione della
disoccupazione, anche giovanile, e del debito pubblico.
Non si fa cenno alla legge
elettorale che ancora non accoglie le istanze di più parti e cioè una vera
scelta democratica dei candidati al Parlamento, anche se qualche passetto
avanti in tal senso si è fatto, tuttavia propone l’elezione diretta del
Presidente della Commissione Europea. Sinceramente non capisco. Allora sarebbe
favorevole all’elezione diretta del Presidente del Consiglio? Perché però non
si parte dall’elezione con i voti di preferenza per deputati e senatori?
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