La promessa che accompagna ogni
campagna elettorale di Silvio Berlusconi è quella della “riduzione delle tasse”
e anche questa non fa eccezione. A dire il vero, già in questa prima frase ci
sono delle anomalie: 1) Berlusconi non può ricoprire cariche pubbliche causa
una sentenza sfavorevole, quindi non capisco come possa fare promesse 2) la
tassa è uno dei tre tributi e cioè imposta, contributo e, appunto, tassa.
Siccome promette la riduzione dell’IRPEF che è l’Imposta sul reddito delle
persone fisiche, non dovrebbe dire “meno tasse” ma “meno imposte”. Forse tasse
suona meglio a causa di “Tartassati” un film di Totò.
Andiamo al programma elettorale. La
promessa principe è la “Flat Tax” e cioè un imposta con aliquota unica.
Attualmente i redditi vengono così colpiti dell’IRPEF:
· redditi fino a 15 000 euro, aliquota al 23%;
· tra 15 000 e 28 000 euro, aliquota al 27% (più rapidamente: 3.450 + 27%
della parte eccedente 15.000);
· tra 28 000 e 55 000 euro, aliquota al 38% (più rapidamente: 6.960 + 38%
della parte eccedente 28.000);
· tra 55 000 e 75 000 euro, aliquota al 41% (più rapidamente: 17.220 + 41%
della parte eccedente 55.000);
· oltre i 75 000 euro, aliquota al 43% (più rapidamente: 25.420 + 43% della
parte eccedente 75.000).
Berlusconi invece propone un’aliquota del 23% per
tutti, ma i redditi sotto in 12.000 ne saranno esenti. Questo secondo lui
garantirebbe la progressività del sistema voluto dall’articolo 53 della costituzione,
ma la “Flat Tax” comporta per definizione un sistema proporzionale. Se
dovessimo proprio dare una nuova definizione al sistema voluto da Berlusconi
potremmo dire che il suo sarebbe un sistema proporzionale con una sfumatura di
progressività, ma ciò non sarebbe abbastanza per il rispetto della
Costituzione. Ho dei dubbi sulla copertura finanziaria perché la riduzione è
notevole e pertanto posso presumere che rimarrà soltanto una promessa, anche perché quando ha governato non è mai riuscito a dare una svolta liberista in tal senso.
Altre promesse di rilievo sono:
1)
sgravio contributivo di 6 anni per chi assume disoccupati;
2)
separazione delle carriere tra Giudici e Pubblici Ministeri (anche questo è
un altro cavallo di battaglia).
3) pensioni minime a 1.000 €
3) pensioni minime a 1.000 €
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